Immergiti con noi per conoscere le specie marine a rischio di estinzione che, nel periodo natalizio, finiscono nei nostri piatti.
Chissà che conoscendole meglio a qualcuno verrà voglia di cambiare menù
L'ANGUILLA, LA GRANDE MIGRATRICE OCEANICA
L’anguilla è una viaggiatrice instancabile. Se non viene catturata può percorrere, nell’arco della sua vita, fino a 7000 chilometri. Il suo ciclo riproduttivo e migratorio attraversa infatti gli oceani di tutto il mondo e dura circa 20 anni. Si riproduce nell’Oceano Atlantico, e precisamente nel Mar dei Sargassi, quello reso famoso dai romanzi di Emilio Salgari.
LA PRIMA TRASFORMAZIONE DELL'ANGUILLA
Dopo la schiusa, le minuscole larve, sono trasportate attraverso l’Atlantico dalla Corrente del Golfo: una migrazione, passiva, che dura circa due anni. Ai confini della piattaforma continentale europea, le larve compiono una vera e propria metamorfosi, divenendo piccole anguille trasparenti, dette anche “ceche”, e colonizzano le acque costiere e continentali di tutte le coste Atlantiche e Mediterranee.
Si ritrova infatti in un vasto territorio che va dai Paesi Scandinavi e dall'Islanda fino alle coste mediterranee del Nord Africa e del Medio Oriente, e sul versante Atlantico del Marocco, comprese le isole Azzorre. In Italia è presente in tutte le acque dolci e salmastre della penisola.
In questa fase le ceche diventano “adolescenti” subiscono una serie di cambiamenti fisiologici e comportamentali, divenendo pigmentate e capaci di nuotare attivamente
IL RITORNO DELL'ANGUILLA VERSO IL MAR DEI SARGASSI
LA SECONDA E TERZA TRASFORMAZIONE
Nella fase successiva, che va dai 3 agli 8 anni per i maschi e dai 5 ai 15 anni per le femmine, l’anguilla viene chiamata “gialla” per il colore assunto dalla sua livrea. Dopo la maturazione sessuale, l’anguilla, che diventa a questo punto “argentina” intraprende il suo lungo viaggio di ritorno verso il Mar dei Sargassi dove si riproduce una sola volta e poi muore. Ha compiuto il suo ciclo e ha dato il suo contributo alla prosecuzione della specie.
Se però questo lungo viaggio non viene interrotto bruscamente prima della sua fine naturale
PERCHE' L'ANGUILLA E' UNA SPECIE A RISCHIO ESTINZIONE?
Lo sfruttamento di questa specie, infatti, viene esercitato in tutto il suo areale di distribuzione e in tutti i suoi stadi vitali, giovanili e adulti. Le minacce sono molteplici: la pesca, la perdita e il degrado degli habitat, l’inquinamento. Inoltre, il fatto che il suo ciclo biologico si svolga in mare e nelle acque interne (laghi, fiumi, estuari, lagune costiere) fa sì che essa risenta di impatti che si esercitano nell'uno e nell'altro ambiente. Non a caso l’anguilla è una specie a rischio estinzione e in forte declino ormai da oltre 30 anni.
LA TRADIZIONE NON DEVE ALIMENTARE L'ESTINZIONE
Eppure in Italia ancora se ne consumano ogni anno 2000 quintali e, soprattutto nel periodo natalizio, l’anguilla o capitone, finisce spesso nei nostri piatti in nome di una tradizione che anticamente vedeva nel suo consumo un rito propiziatorio per allontanare la malasorte.
Una superstizione che ha contribuito pesantemente a decimare una specie già di per sé attaccata su vari fronti.