La pesca a strascico oltre a provocare l’impoverimento degli ecosistemi di fondo, è un’attività che senza sussidi pubblici e sgravi fiscali sarebbe in netta perdita economica.
Lo rivela uno studio della Fondazione ENT e di MedReAct
I COSTI NASCOSTI DELLA PESCA A STRASCICO NEL MEDITERRANEO OCCIDENTALE
Un nuovo studio della Fondazione ENT e di MedReAct sulla pesca a strascico nel Mediterraneo occidentale rivela che solo grazie ai generosi finanziamenti pubblici questa attività di pesca non subisce enormi perdite economiche.
Attualmente le analisi economiche standard forniscono solo un quadro parziale dei costi reali della pesca strascico.
Dopo il costo del lavoro, quello per il carburante è il costo principale per il quale il settore dello strascico gode di esenzioni fiscali molto consistenti.
Secondo lo studio, nel 2018 gli sbarchi dei pescherecci a strascico nel Mediterraneo occidentale hanno prodotto un utile netto di 34 milioni di euro, ma se si dovessero detrarre gli sgravi e i sussidi pubblici ricevuti, la pesca a strascico subirebbe di fatto pesanti perdite.
Se, inoltre, si sommassero agli sgravi fiscali sul gasolio e ai sussidi governativi, i costi climatici, monetizzati dalle emissioni dirette della flotta, le perdite annuali ammonterebbero a 77 milioni di euro
I COSTI AMBIENTALI DELLA PESCA A STRASCICO
Inoltre a tutto ciò c’è da aggiungere il contesto ambientale nel quale questo tipo di pesca opera. I principali stock commerciali del Mediterraneo occidentale – tra cui nasello, scampo e varie specie di gamberi – sono sovrasfruttati e con bassi livelli di biomassa.
La pesca è il principale fattore di rischio di estinzione per 77 specie della Lista Rossa dell’IUCN
Delle 300 specie demersali catturate dallo strascico nel Mar Mediterraneo fino al 60% viene scartato. Questi rigetti rappresentano in media quasi il 35% del totale delle catture.
L'IMPATTO DELLA PESCA A STRASCICO SUGLI ECOSISTEMI MARINI
La pesca a strascico ha anche un forte impatto sulle specie vulnerabili, considerato che è responsabile di oltre il 90% delle catture accidentali di squali e razze nel Mediterraneo occidentale.
Infine, lo strascico di fondo distrugge le comunità bentoniche ed habitat sensibili come le colonie di coralli. Questi possono richiedere decenni per rigenerarsi, ma il danno può essere anche irreversibile.
Anche l’impatto sulle praterie di fanerogame comporta conseguenze sul clima, poiché la Posidonia oceanica, pianta endemica del Mar Mediterraneo, agisce come un importante bacino di stoccaggio, sequestrando e immagazzinando il carbonio.
Alla luce di questi risultati, la Fondazione ENT e MedReAct chiedono maggiori misure di conservazione. Tra queste una forte riduzione della pressione di pesca e l'istituzione di zone chiuse alla pesca di fondo per consentire il recupero di habitat sensibili, di specie vulnerabili e di stock ittici sovrasfruttati.