Roma 02 agosto 2017 - Oggi, 2 agosto, cade l’Earth Overshoot Day, il giorno di “sovrasfruttamento della Terra”, ovvero il giorno in cui lo sfruttamento delle risorse naturali supera quelle che il nostro pianeta può generare nell’anno. Un giorno che purtroppo, è sempre più in anticipo, ogni anno che passa.
Naturalmente anche le risorse del mar Mediterraneo, e in particolare dell’Adriatico, rientrano tra quelle sovrasfruttate, basti pensare che il Fish Dependence Day, (cioè il giorno in cui si esaurisce il pescato del nostro mare prima di dipendere dalle importazioni di pesce dall’estero) quest’anno per l’Italia è caduto il 31 marzo. Anch’esso sempre più in anticipo con il passare del tempo.
Un problema talmente urgente che 21 Ong, che rappresentano migliaia di cittadini (tra cui, associazioni internazionali, italiane, greche, croate e slovene) hanno scritto al Commissario Europeo Vella chiedendogli di chiudere alla pesca a strascico la Fossa di Pomo, tra Italia e Croazia, una delle zone più importanti per la riproduzione di alcune specie di pesce in Adriatico, come il nasello e gli scampi.
La pesca in Adriatico produce il 50% di tutti i prodotti ittici italiani, ma gli sbarchi di prodotti ittici hanno subito un crollo del 21% dal 2007 al 2015 per la pesca eccessiva. In particolare il nasello registra un tasso di sovrasfruttamento cinque volte superiore ai limiti di sostenibilità, nonostante le catture si siano quasi dimezzate tra il 2006 e il 2014. Ancora peggio per gli scampi le cui catture da parte della flotta italiana sono crollate del 54% dal 2009 al 2014.
Un problema serio per l’ambiente ma anche per l’economia e la piccola pesca, se si tiene conto che Il 75% delle risorse marine viene catturato dal 20% delle grosse navi da pesca industriale mentre all’80% dei piccoli pescatori non rimane che il residuo, cioè il 25% dei pesci. Una situazione che non si può ignorare.
“Sulla protezione della Fossa di Pomo e l’istituzione di una Zona di Restrizione alla Pesca chiusa alla pesca a strascico e demersale (Fishery Restricted Area, FRA) chiediamo l’intervento del Commissario Vella” dichiara Domitilla Senni, responsabile di MedReAct..
In linea con le raccomandazioni scientifiche di organismi internazionali, e con l’impegno assunto dall’UE durante la Convenzione sulla Diversità Biologica per garantire la conservazione del 10% delle sue zone costiere e marine entro il 2020, le FRAs sono essenziali per la protezione di habitat sensibili - e le specie che li popolano - dal sovrasfruttamento dovuto a un’eccessiva attività di pesca.
Lo scorso maggio il Comitato Scientifico della Commissione Generale per la pesca del Mediterraneo (CGPM) ha validato la proposta per l’istituzione di una zona chiusa alla pesca demersale nella Fossa di Pomo presentata da MedReAct e dall’Adriatic Recovery Project..
“Ci aspettiamo ora – continua Senni – che la Commissione europea proponga l'istituzione di una FRA per la Fossa di Pomo, chiusa alla pesca a strascico, alla prossima Conferenza della CGPM (Montenegro, 16-20 ottobre 2017), secondo la proposta trasmessa dal Comitato Scientifico della CGPM”.
L’istituzione di una zona chiusa allo strascico sarà inoltre il primo banco di prova su cui si confronterà la Commissione europea nell’ambito dell’attuazione della Dichiarazione MedFish4Ever, adottata lo scorso marzo a Malta per risanare la pesca Mediterranea.
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L'Adriatic Recovery Project è promosso da un'alleanza di organizzazioni della società civile e da enti di ricerca per tutelare gli ecosistemi marini vulnerabili e gli habitats essenziali per le specie ittiche dell’Adriatic. Il Progetto è finanziato da Oceans5, sostenuto dal Stanford's Woods Institute for the Environment e coordinato da MedReAct - associazione non governativa impegnata nel recupero degli ecosistemi marini del Mediterraneo - in collaborazione con Legambiente, Marevivo, l'Università di Stanford e il Politecnico delle Marche.