Basta guerra del pesce: appello di MedReAct al Ministro Tajani per la protezione internazionale del Mammelone
Roma, 8 luglio 2024 - Nel Mediterraneo c’è un’area di straordinaria biodiversità marina, collocata al centro del Canale di Sicilia, è’ il cosiddetto “Mammellone”, a una manciata di miglia nautiche dalle coste di Lampedusa e dalle isole tunisine di Kerkennah.
L’area copre poco più di 7.000 km2 all’interno del Canale di Sicilia ed è caratterizzata da fondali molto bassi, che raggiungono una batimetria massima di 50 metri dove si concentrano specie sensibili e habitat ittici fondamentali per numerose specie di pesci pelagici, demersali, cetacei e tartarughe marine comuni (Caretta caretta).
Il Canale di Sicilia è stato classificato come Area marina ecologicamente o biologicamente significativa (Ecologically or Biologically Significant Marine Area; EBSA) dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), oltre a rappresentare una zona prioritaria per la conservazionedi elasmobranchi tra cui ben 32 specie di squali, diversi dei quali a rischio estinzione.
Proprio per l’abbondanza di risorse ittiche e per la presenza di gamberi, triglie e naselli, il Canale di Sicilia e il Mammellone sono da sempre al centro di conflitti tra pescatori italiani, egiziani, libici e tunisini.
Come nel 1979 quando - allo scadere dell’accordo con la Tunisia che prevedeva l’accesso nelle acque territoriali tunisine a 106 pescherecci italiani - ripresero gli sconfinamenti e i sequestri di pescatori siciliani. In un’accesa seduta parlamentare, convocata il 26 settembre del 1979 per esaminare i problemi della pesca nel Canale di Sicilia, l’allora governo italiano annunciò la chiusura alla pesca italiana del Mammellone per riservare l’area al ripopolamento, richiedendo “da parte dei nostri operatori il più assoluto rispetto dei limiti territoriali e delle zone di pesca” e ritenendo “ingiustificabile che alcuni pescherecci continuino, come constatato dalle unità della nostra marina militare in vigilanza nella zona, a pescare in zone vietate.”
Eppure, nonostante gli annunci e le buone intenzioni, il Mammellone rimase terreno di scontri che hanno generato negli anni sequestri di pescherecci, morti e feriti e di cui le notizie di cronaca tengono il triste resoconto. Per contribuire a risolvere la “guerra del pesce”, nel 2017 la Regione Sicilia invocò l’istituzione di una Fisheries Restricted Area, con misure di tutela condivise da tutti i paesi dell’area.
Purtroppo però, al netto delle dichiarazioni, molto poco è stato fatto e il Mammellone continua a soffrire per le incursioni di flotte straniere che ne depredano le risorse. Sebbene rimanga formalmente protetto dalla Tunisia con un divieto di strascico che prevede solo due brevi deroghe nel corso dell’anno, il saccheggio del Mammellone continua.
Un recente studio pubblicato su Nature nel 2024 ha mostrato come nel Canale di Sicilia, zona battuta da circa 9000 pescherecci di cui circa 3000 di pesca industriale, il 63% delle flotte operino spesso al “buio”, ovvero senza quel sistema di tracciamento satellitare pubblicamente accessibile (sistema AIS), rendendo le attività di pesca poco trasparenti .
“L’importanza ecologica del Mammellone unita al mancato rispetto del divieto di pesca rende necessario applicare con più fermezza le misure introdotte dalla Tunisia a tutte le flotte che operano nel Canale di Sicilia” ha dichiarato Domitilla Senni, di MedReAct.
“Per questo abbiamo proposto di considerare il Mammellone tra le zone da tutelare nel Canale di Sicilia attraverso la Commissione generale della Pesca nel Mediterraneo. Chiediamo al Ministro Tajani - in occasione della giornata internazionale del Mediterraneo - di farsi promotore di questa proposta presso le autorità tunisine al fine di definire regole comuni per il recupero delle risorse ittiche e della biodiversità marina, a beneficio del mare e del futuro della pesca” ha concluso Senni.
La proposta di MedReact si inserisce nel countdown lanciato dall'organizzazione verso la Conferenza mondiale degli oceani, che si svolgerà a Nizza sulle sponde del Mediterraneo nel giugno 2025. Una campagna con la quale MedReAct chiede ai governi mediterranei l’istituzione di una rete di riserve marine in tutto il Mediterraneo.