La biodiversità marina di Pantelleria tra minacce e salvaguardia
Nato da una inedita collaborazione tra attivisti, pescatori e ricercatori, il progetto PANTHER
(Pantelleria Benthic Habitat Recovery) intende promuovere la tutela e il ripristino della Secca di Campobello di Pantelleria, un’area costiera un tempo ricca in biodiversità ma che recentemente ha subito una diminuzione delle risorse ittiche e la perdita di habitat.
Pantelleria è un'isola vulcanica situata nel Canale di Sicilia, tra l'Italia e la Tunisia. Per la ricchezza delle sue acque, il suo mare ha storicamente attratto pescherecci provenienti dalla Sicilia e dalla Sardegna, ma anche da Malta e Tunisia.
Sebbene isolata e perlopiù caratterizzata da una pesca artigianale, Pantelleria non è stata risparmiata dagli impatti delle attività umane e dei cambiamenti climatici che hanno colpito l’intero bacino Mediterraneo.
Per contrastare questo declino, PANTHER intende promuovere un approccio innovativo che miri a rafforzare la resilienza ecologica, fungendo da esempio di buona pratica per realtà simili nel Mediterraneo.
Il progetto è promosso dall’Università Politecnica delle Marche, dall’Associazione Pescatori di Pantelleria, YAM SUB e da MedReAct.
Un’area che ha perso biodiversità a causa degli ecosistemi marini degradati
La secca di Campobello, comprende un’area di 200m2 situata a 500 metri dalla costa, profonda più di 40 metri ed interessata da forti correnti, che la rendono ricca di nutrienti e di conseguenza ricca di biodiversità.
Quest’area è stata individuata dall'associazione dei piccoli pescatori di Pantelleria come zona di riproduzione e crescita di diverse specie ittiche, di habitats, come il coralligeno e di praterie di Posidonia oceanica.
Il ripristino sarà caratterizzato dal trapianto di Posidonia, di spugne e di gorgonie bianche e rosse, che contribuiranno al suo ripopolamento.
La Posidonia, le gorgonie e le spugne, sono considerate “ingegnere di ecosistemi”, cioè specie capaci di fornire cibo e protezione ad altri organismi, andando a formare veri e propri “agglomerati” sottomarini di biodiversità.
Il trapianto e lo sviluppo di queste specie nella secca di Campobello saranno monitorati, con i centri diving dell’isola, attraverso la fotogrammetria, una tecnica in grado di fornire immagini 3D del fondale marino.
Attualmente, il 79% dei fondali costieri europei subiscono l'impatto della pesca a strascico. Il ripristino ecologico è dunque un processo essenziale non solo per la rigenerazione di una biodiversità in forte sofferenza, ma anche per il mantenimento di servizi ecosistemici fondamentali per la sopravvivenza dell’uomo.
Ripristinare significa contribuire al recupero di ecosistemi degradati o distrutti, nonché conservare gli ecosistemi ancora intatti. Inoltre il ripristino può accelerare il recupero dell’abbondanza e diversità delle specie- con possibili effetti a cascata sulle aree limitrofe- e aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici e alla diffusione di specie invasive.