L’ Atlante prodotto dalla Med Sea Alliance mostra le violazioni presunte e confermate nelle aree chiuse alla pesca a strascico, ovvero oltre 350 aree mappate da MedReAct, attraverso dati, algoritmi e modelli sviluppati da Global Fishing Watch per valutare eventuali violazioni.
Tra il 2020-2021 sono state documentate possibili attività di pesca a strascico in 35 aree protette da parte di 305 pescherecci, per un totale di 9.518 giorni di pesca presunta.
Per violazioni presunte si intendono quelle rilevate tramite il sistema di identificazione automatica AIS, obbligatorio per tutte le pescherecci battenti bandiera di uno Stato europeo di lunghezza superiore a 15 metri, ma non richiesto per le flotte di pesca non europee che operano nel bacino.
LE INFRAZIONI DELLA PESCA A STRASCICO
L'analisi presentata sulle presunte infrazioni rappresenta infatti solo la punta dell'iceberg poiché si basa sui dati AIS che non tutti i pescherecci utilizzano.
Ma, anche se non è possibile tracciare le imbarcazioni che deliberatamente spengono il loro AIS quando entrano in una zona vietata, o che magari non lo usano mai, l’Atlante rivela quanto scarso sia il rispetto delle regole nella pesca a strascico all'interno delle aree marine protette.
Inoltre l’Atlante illustra, sulla base di una ricerca condotta da MedReAct circa 170 casi di infrazioni sanzionate tra il 2018 e il 2020. Tra queste, 85 riguardano l’Italia, unico Paese in cui l‘autorità di controllo ha fornito dati.
A seguito di queste evidenze, i membri della Med Sea Alliance hanno chiesto la piena tutela delle aree chiuse alla pesca a strascico attraverso l’applicazione delle norme esistenti e controlli più efficaci, anche attraverso l'estensione dell’obbligo dell'AIS a tutti i pescherecci non-UE del Mediterraneo oltre i 15 metri.